Pagelle Freccia Vallone 2022: Teuns brilla sul Mur de Huy, Valverde a un passo dalla leggenda – Alaphilippe non è al top, Pogacar è umano
Dylan Teuns (Bahrain Victorious), 10: Dopo una primavera di alto livello, nella quale ha ottenuto diversi buoni piazzamenti, il belga fa il colpaccio conquistando il successo più prestigioso della sua carriera. Sempre attento nelle prime posizioni sin dall’inizio del Mur de Huy, il 30enne piazza l’accelerazione decisiva a 250 metri dall’arrivo, riuscendo a gestirsi perfettamente sulle dure pendenze finali, tanto che, quando Valverde lo affianca a 75 metri dalla conclusione, lui ha ancora le energie necessarie per un ultimo rilancio, che gli permette di andare a prendersi una splendida e meritata vittoria.
Alejandro Valverde (Movistar), 9,5: L’Embatido va vicinissimo a una vittoria che, a 42 anni, sarebbe stata quasi leggendaria, soprattutto considerando che non arrivava a questa gara in perfette condizioni per qualche problema di salute nelle scorse settimane. All’ultima partecipazione alla corsa belga, in quella che può benissimo essere considerata la “sua” gara, il murciano prova a salutare con il botto, mettendo i compagni di squadra davanti al gruppo per tenere un buon ritmo sulla salita finale. A rovinargli la festa arriva però Teuns, ma per l’ex campione del mondo questo secondo posto vale praticamente come una vittoria.
Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 8,5: A differenza di Valverde, il russo era alla prima partecipazione alla classica belga e, se il buongiorno si vede dal mattino, il classe 1996 sarà un corridore che potremo vedere spesso lottare per il successo sul Mur de Huy nei prossimi anni. Piazzato perfettamente all’inizio della salita finale, l’ex Astana riesce a seguire bene l’accelerazione finale di Teuns, cedendo un po’ negli ultimi 150 metri ma riuscendo comunque a difendere un podio di qualità.
Ruben Guerreiro (EF Education-EasyPost), 7,5: Il nome che non ti aspetti in top ten. Il portoghese, che nelle precedenti tre partecipazioni non era andato più in là di un 43esimo posto, riesce a cogliere un’ottima settima piazza al termine di una scalata finale che lo vede sempre nelle prime dieci posizioni del gruppo, dimostrando così di avere una gran gamba.
Daniel Felipe Martinez (Ineos Grenadiers), 7,5: Continua la crescita del 25enne colombiano, che in questo inizio di stagione sta trovando un’ottima continuità di risultati. Dopo il successo finale conquistato sulle dure pendenze dei Paesi Baschi, se la cava più che bene anche sulle dure pendenze del Mur de Huy, dove coglie una quinta piazza che, nei prossimi anni, potrà sicuramente provare a migliorare.
Rudy Molard (Groupama-FDJ), 7: In una Groupama-FDJ orfana di Pinot e Gaudu, l’esperto transalpino torna a essere quel corridore affidabile che lo scorso anno non si era visto in molte occasioni, andando ad eguagliare, con l’ottavo posto, il suo miglior risultato in questa gara.
Soren Kragh Andersen (Team DSM), 7: È tra i pochissimi a provare qualcosa prima della salita finale (e di questo bisogna dargliene merito), attaccando sulla Côte de Cherave a cinque chilometri dalla conclusione e portandosi dietro Mauri Vansevenant. Il belga, tuttavia, non collabora praticamente mai con lui, con il danese che dunque fa tutto il lavoro nel tratto di pianura prima del Mur de Huy arrivando da solo a guadagnare quasi 20 secondi sul plotone. Iniziata la salita finale viene ripreso dal gruppo ormai lanciatissimo, ma almeno ci ha provato.
Alexis Vuillermoz (TotalEnergies), 7: Dopo un paio di anni non particolarmente positivi, il 33enne transalpino si sta pian piano ritrovando in questa stagione, e questo decimo posto, su pendenze dove ha spesso fatto bene, ne è la dimostrazione.
Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl), 6,5: Non brillante come al solito (probabilmente ha risentito anche della caduta di una settimana fa alla Freccia del Brabante), il campione del mondo prende la salita finale forse un po’ troppo indietro, ma è poi abile a trovare lo spazio per risalire. A ruota di Pogacar, in quinta posizione, quando Teuns accelera, il transalpino è costretto a fare ulteriore fatica quando lo sloveno salta improvvisamente e fa quel buco che, molto probabilmente, impedisce al 29enne di andare a prendersi il sesto podio in sei partecipazioni.
Warren Barguil (Arkea-Samsic), 6,5: Prosegue la primavera positiva del transalpino, che in passato ha fatto anche meglio in questa gara, ma che riesce comunque a cogliere un buon nono posto che porta soprattutto punti preziosi alla sua squadra, in lotta per entrare nel WorldTour.
Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Nonostante il ritiro durante l’ultima tappa del Giro di Sicilia, avvenuto solo cinque giorni fa, lo scalatore lucano si fa trovare pronto, concludendo la corsa (a cui partecipava solo per la seconda volta) al quindicesimo posto, migliore degli italiani al traguardo.
Remy Rochas (Cofidis), 6,5: Sono lui e i suoi compagni di squadra della Cofidis ad accendere le micce sulla Côte de Cherave, a poco meno di sette chilometri dalla conclusione, e a rendersi protagonisti di una delle poche azioni che hanno tentato di animare una corsa troppo bloccata. Purtroppo, quasi in cima alla salita, non riesce a seguire il ritmo di Kragh Andersen e Vansevenant, rientrati su di lui poco prima, ma per lo meno ha dimostrato coraggio.
Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), 6: Con la squadra neerlandese orfana di Roglic, non era sicuramente facile per il 28enne cercare di non far rimpiangere l’assenza dello sloveno. Il belga, comunque, ci prova, rimanendo quasi sempre nelle prime posizioni del gruppo sulla salita conclusiva e perdendo la top ten solo negli ultimi metri.
Michael Woods (Israel-Premier Tech), 6: La sufficienza arriva perché il canadese è reduce da una primavera non facile, con qualche problema fisico che l’ha sicuramente limitato, ma il sesto posto finale è forse troppo poco per un corridore con le sue caratteristiche, che su questa salita è già stato in grado di fare meglio. Porta comunque a casa punti importanti per la sua squadra in ottica classifica UCI.
Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroen), 5: Dopo la bella primavera e il secondo posto all’Amstel Gold Race, ci si poteva decisamente aspettare molto di più di un tredicesimo posto dal 26enne transalpino, che era uno dei possibili favoriti della vigilia e che nel recente passato ha dimostrato di poter far meglio in questa gara.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 5: Tra i favoriti principali, lo sloveno porta a casa solo un dodicesimo posto, spegnendosi improvvisamente sul Mur de Huy e facendo il buco che in pratica consente a Teuns, Valverde e Vlasov di andare a prendersi i tre posti sul podio. Probabilmente, ci ha abituato troppo bene: è umano anche lui.
Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 5: Assieme a Benoot era la pedina principale della squadra, ma il danese si spegne presto, staccandosi piuttosto lontano dal traguardo e non concludendo nemmeno la gara.
Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 4,5: Sesto un anno fa, il britannico si stacca al primo passaggio sul Mur de Huy, a più di 60 chilometri dalla conclusione, ritirandosi poco dopo. Non il miglior biglietto da visita in vista della Liegi di domenica.
Bruno Armirail (Groupama-FDJ) , Valentin Ferron (TotalEnergies), Simon Guglielmi (Arkea-Samsic), Morten Hulgaard (Uno-X), Daryl Impey (Israel-Premier Tech), Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix), Chris Juul-Jensen (Team BikeExchange-Jayco), Jens Reynders (Sport Vlaanderen-Baloise), Pierre Rolland (B&B Hotels-KTM), Luc Wirtgen (Bingoal Pauwels Sauces WB), 7: Sono i fuggitivi di giornata (a cui si può aggiungere Simon Carr (EF Education-EasyPost), andato all’attacco a una quarantina di chilometri dalla conclusione e rientrato su di loro), che hanno il merito di provare ad animare una gara che ha sì un finale emozionante, ma che purtroppo risulta piuttosto scontata e bloccata.
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